6.8.15

La Fièvre (A Spell of Fever)

Safia Benhaim
Francia, 2014
40 minuti

Origina e si sospende a tutti gli effetti in quello stato d'alterazione suggerito dal titolo, il paradisiaco mediometraggio rivelazione di Safia Benhaim, giustamente premiato con un Tiger Award (vinto in ex aequo con la coppia Russell/Rivers e i rispettivi corti: Greetings to the Ancestors e Things) all'ultimo IFFR. Un autentico incantesimo, generato dall'incontro/congiungimento in forma onirica di due esistenze, e un solo corpo, al centro di un viaggio che si colloca su due differenti piani temporali, attraverso un accurato montaggio parallelo:
un presente, raffigurato dal delirio febbrile di una ragazzina, giacente sul sedile posteriore di un auto mentre attraversa la città durante la notte; e un passato, idealizzato da quest'ultima tramite l'evocazione del fantasma di un'esiliata politica che al tempo, attraversò il mare per far ritorno alla propria terra: il Marocco. Allo stesso modo, tale scenario realmente ispezionato a seguito dei conflitti della Primavera araba del 2011, è l'intenzionale riferimento politico alle lotte avvenute negli anni Settanta per la decolonizzazione del paese. Trattasi però di una visuale solamente immaginata (come dichiarato dalla stessa regista: è una storia reinventata dai parziali ricordi della madre), che si priva del proprio corpo politico, esulando quindi dall'effettiva raffigurazione di suddetti eventi, se non per quella voce narrante che si limita a descriverli (anticipando una futura insurrezione) in maniera frammentaria, estraniandoli dal contesto originario e, di conseguenza, dall'immagine riprodotta. Un'immagine, al contempo scissa dal buio interiore circoscritto nelle intercapedini di strutture dal prospetto architettonico, minuziosamente perlustrate al passaggio dell'evanescente presenza/bambina (qui, un estratto), e testimoni inamovibili di conflitti perduti. Le schegge di un passato bellicoso finiscono quindi per restare pressochè invisibili, sepolte nel fondale di un paesaggio estatico che assume netta preponderanza, costantemente sorvolato dalla placidità di una camera fluttuante; la lenta ed incessante esplorazione di uno spazio desertico e quasi del tutto inabitato, fatta eccezione per sporadiche manifestazioni di vita (una donna al lavoro nei campi, due animali, una pianta imponentemente ripresa dal basso). È dunque attraverso una dimensione prettamente sensoriale, che La Fièvre trova assoluto compimento, avvalendosi oltretutto della suggestività effusa da un tappeto sonoro a dir poco sconvolgente (composto da Arthur B. Gillette), che nel suo incedere altamente ipnotico favorisce quell'alterazione dello stato di coscienza; quell'inevitabile sensazione di straniamento, di profonda immersione nei meandri dell'onirico. Capolavoro!

5 commenti:

  1. Wow, da come ne parli (e visto anche il tuo voto su MUBi) sembra qualcosa di straordinario, potrebbe essere un'altra perla che ci regala quell'infinito pozzo di capolavori che è Rotterdam! Che dici, è possibile riuscire a recuperarlo?

    P.S. Anche questa volta mi complimento per la rece, davvero un'ottima e profonda analisi dell'opera, complimenti! ;)

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    1. Esatto, è veramente straordinario, penso la cosa più contemplativa alla quale ho assistito dall'inizio dell'anno!
      Tra l'altro questa volta mi è andata di lusso, perchè ho avuto la fortuna di vederlo la scorsa settimana al Lago Film Fest, un festival di cortometraggi che fanno qui a Revine-Lago, in provincia di Treviso, due passi da casa mia praticamente. Però, guarda caso lo proiettano anche a Locarno, domenica: http://www.pardolive.ch/pardo/program/film.html?fid=820905 ... Fossi in voi ne approfitterei, ne vale davvero la pena... anzi, sarei tentato di rivederlo anch'io ;)

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    2. Ah, grazie ovviamente per i complimenti, gentilissimi come sempre!

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  2. Hey Frank! Ovviamente mi associo anch'io a cinepaxy e ti faccio i complimenti per l'esaltante rece. Certo il valore di quest' opera pare ti abbia aiutato ;) (cinque stellette, wow!!)
    Da come lo hai descritto sembrerebbe assolutamente nelle mie corde...

    Peccato abiti troppo lontano da Locarno :'(

    Speriamo in futuro possa avere la possibilità di visionare questo "La Fièvre".

    Comunque ho iniziato a vedere sia Bresson che Tarkovskij. Poi ti dirò tutto... ;)

    Alla prossima Frank!

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    1. Rinnovo anche a te i ringraziamenti Pietro, i tuoi commenti sono sempre graditissimi :)
      Anche se non penso di aver scritto nulla di esaltante, semplicemente, ho cercato di riportare e trasmettere le stesse sensazioni che questa piccola perla ha trasmesso a me. Finchè gira per i festival, per un recupero al di fuori del circuito la vedo dura, ma appena ho qualche notizia ti avverto, tranquillo! Attendo le tue impressioni sui maestri che stai esplorando allora ;)
      A presto!

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