6.7.13

Le Monde Vivant

Eugene Green
Belgio, Francia, 2003
71 minuti


“Cosa si prova ad essere liberi?”
“Gioia”

Ci sono film, che per una molteplice serie di caratteristiche o sensazioni del tutto soggettive, invogliano ad una loro visione preferibilmente durante le notti estive. Nel mio caso penso magari ai tempi (beati tempi!) di certe programmazioni tv nella fascia notturna (Ghezzi escluso naturalmente) che proponevano un'interessante scelta di pellicole, prevalentemente di genere ed alquanto rare (mi viene in mente ad esempio Nero Veneziano, del nostro Ugo Liberatore), oppure a quelle ambientazioni, tra il gotico e il rurale, che caratterizzavano il cinema di Jean Rollin e di cui, alcuni flebili tratti si possono ritrovare anche in questo film di Eugene Green, presentato nella Quinzaine des realisateurs a Cannes 2003 e curiosamente co-prodotto dai Dardenne Brothers per Les Films du Fleuve.
Opera strana ed estraniante Le Monde Vivant, una godibilissima e anomala fiaba medievale, divisa in due parti (atti) e realizzata seguendo lo stile del teatro barocco; c'è il Cavaliere del Leone che arriva al classico castello incantanto immerso nel bosco, per affrontare a duello l'Orco malvagio che si nutre di bambini, rinchiusi in una capponaia come Hansel e Gretel. C'è Penelope, la moglie dell'Orco, che s'innamora del Cavaliere del Leone e la Dama della Cappella, prigioniera da anni e che attende di essere liberata dal giovane Nicholas, in fuga dal mondo reale per rifugiarsi in quel "mondo vivente" dove anche gli alberi hanno una voce...
Nell'irreale scenario di Green infatti, la parola espressa ha estrema importanza e conta come “Il vero è invisibile agli occhi, si vede solo col cuore” (1), estendendosi a tutto l'universo vivente (l'albero che invita Nicholas a riposarsi, cibandolo con dell'uva). Quando il Cavaliere del Leone incontra nel bosco i due bambini, appare come tale solamente al loro sguardo, che non esitano un attimo a riconoscere nel bianco golden retriever al guinzaglio, quel Leone che per noi, in realtà ha le sembianze di un cane.


La semplicità della messa in scena traspare già dalle prime inquadrature; una camera spoglia in stile francescano, la cui finestra si affaccia sulle verdeggianti distese del Béarn, vicino ai Pirenei. Le alture suggestive che fanno da inizio solenne accompagnando il Dies Irae della Messe des Morts, introducono il cammino del primo personaggio, Nicholas, il quale, dopo essersi imbattuto in un cinghiale alquanto indifferente al suo passaggio, incontra il Cavaliere del Leone. E da questa sequenza appare evidente l'impianto teatrale, attraverso la composta modalità di recitazione e la comunicazione degli attori che dialogano affrontati, mentre la cinepresa li riprende svelandone un immobilismo e un rigore, espressivo e corporeo (si pensi anche all'artificiosa simulazione del duello) di stampo decisamente bressoniano. I personaggi, o meglio interpretando lo spirito dell'opera, i teatranti in gioco, si confrontano in una dimensione dalla soglia labile, in cui sogno, reale e barocchismo vengono continuamente miscelati all'interno del racconto e così, ne escono cavalieri senza macchia (ma anche senza cavallo) in normalissimi jeans e camicia, dame vestite all'ultima moda, uomini posticciamente travestiti da orchi e piante viventi dotate di mani e braccia.
Immergetevi rilassati nel "mondo vivente" di Green e preparatevi ad assaporarne la sua liricità, possibilmente durante una tersa notte d'estate...

“Cosa si prova a guardare Le Monde Vivant?”
“Gioia”


Quasi dimenticavo. Naturalmente, come ogni favola che si rispetti non può certo mancare il lieto fine dove, ucciso l'Orco, tutti vissero riuniti, felici e contenti.

(1) Dal racconto "Il Piccolo Principe" di Antoine de Saint-Exupéry.

9 commenti:

  1. "Ghezzi escluso naturalmente" - in che senso?

    La recensione invoglia, come al solito, anche se forse 'sta volta non è il mio genere...

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  2. Perchè Ghezzi continua tuttora con la sua programmazione ed anche lo stile di film è ben diverso. Mentre c'era proprio un periodo in cui anche mediaset e alcune reti private, a tarda notte proiettavano tutte quelle cosette definite B-movies, o "cinemabis" nel caso dell'Italia. Prodottini di genere, semplici, tra cui però trovavi parecchie rarità e che ormai, dalla tv sono scomparsi da secoli. Le Monde Vivant, pur rientrando nel cinema d'autore, mi ha però ricordato "quel tipo" di film e quell'epoca. Un pò di nostalgia!

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  3. Sembra molto carino, una bella e strana fiaba tra sogno e realtà, proprio quello che ci vuole in questi giorni. Peccato per il lieto fine....

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    1. Ma come! Se dici sempre che bisogna smetterla con film oscuri e drammatici, ora che arriva un lieto fine ti lamenti?... :D

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  4. Finalmente sono riuscito a recuperarlo e vederlo. Film interessantissimo, colto pienamente dalla tua esauriente recensione. C'è un po' di "artigianalità", che, però, di certo non appesantisce il tutto. Curiosissima, ho trovata questa mistificazione del reale (il cane/leone) al fine di creare una nuova realtà (dove il cane è effettivamente un leone). Bel film, e anche questo regista finisce tra quelli da tenere d'occhio. Grazie, visione!

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    1. Cribbio Yorick, li stai apprezzando tutti e ovviamente 'sta cosa non può che farmi piacere :) Sinceramente però su questo avevo qualche dubbio, se ti ricordi ne accennammo a Venezia e infatti ti dissi che non garantivo su quanto potesse piacerti... Sono lietissimo d'aver sbagliato e grazie per a te, per la tua costanza nell'approfondire praticamente su tutto ciò che ho scritto finora!

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    2. Toh!... Solo ora noto che mi appare il tuo avatar sui followers, la sagoma bloggheriana dell'anonimato è sparita ;)

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    3. Sì, ho fatto quello che mi avevi detto di fare tu, e non di entrare direttamente dallo specchietto "Unisciti a questo blog". Comunque sì, sei una fonte inesauribile di perle, e naturalmente la voglia di approfondire tutto quello di cui hai scritto non può che essere direttamente proporzionale alla qualità della tua scrittura: insomma, sei un figo, quindi è normale che segua i tuoi consigli. Anzi, grazie per essi! :)

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    4. Come sempre, sei gentilissimo :) Anche se per la qualità di scrittura, continuo a pensare di non meritare complimenti. I tuoi interventi, professionali e sempre carichi di riflessioni contano, e valgono come oro, quello sì!

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