18.3.15

Tracce #27 | Site Visit

Maïa Cybelle Carpenter
USA, Canada, 1999
10 minuti

Maïa Cybelle Carpenter, rientra a pieno diritto in quel fulgido panorama di artisti proiettati verso lo studio e la creazione di un cinema astrattista e policromatico, dove la sostanziale forma comunicativa è affidata esclusivamente all'alterazione dell'immagine.

Definiti anche con l'appellativo di painted films, questa costola del cinema più sperimentale, origina dalle avanguardie esplose alla fine degli anni cinquanta (Stan Brakhage*, ne fu indubitatamente il portabandiera) e si sviluppa con processi di manipolazione chimica effettuati direttamente su pellicola, la quale viene elaborata interamente a mano attraverso bruciature; graffi; colorazioni con vernici; ecc. Come descritto dall'autrice, Site Visit evoca una serie di mappe immaginarie scaturite dalla fantasia, luoghi visitati dalla mente, e il processo operato su pellicola può essere quindi interpretato come il contenuto visivo del film. Ma la Carpenter, offre anche una spiegazione metaforica, che è quella di un'impossibilità della mappatura nel formarsi completamente, facendo riferimento a certe malattie disgregative, che insidiosamente avanzano nel corpo umano. A paradigma, la mano che vediamo aggrapparsi al terreno, cerca in qualmodo una possibilità di salvezza, la necessità di ancorarsi a una vita che sfugge come quell'immagine che non riesce a concretizzarsi e della quale, invece, intravediamo solamente scorci (il paesaggio ripreso in campo lungo), frammenti e ombre (la sagoma dell'animale). Uno dei punti di maggior forza, contrariamente a lavori dello stesso "stampo visivo" (molti del succitato Brakhage, ad esempio, dove il novantacinque percento della sua  filmografia è priva di comparto sonoro), è proprio il concetto adottato per lo sviluppo del suono, che nella sua impossibilità d'esecuzione (mappatura), interrotta di continuo da disturbi/assenze che rievocano il passaggio da una frequenza all'altra durante la ricerca delle stazioni radio, è potenzialmente complementare all'immagine, a questa cartografia del pensiero. È come se le strade divenissero arterie, e le stesse venature botaniche (ma anche i secchi rami di un albero) assumessero la conformazione di un emisfero cerebrale, con le sue insenature; incavi della memoria e dell'immaginazione: origine, di un intimo processo creativo.
 
Note*: in riferimento al film, Brakhage espresse la sua stima inviando a Maïa Cybelle Carpenter una cartolina nella quale spiccano queste parole: "Alcune delle più belle immagini trattate chimicamente che abbia mai visto"... Come non condividere?

Qui, il sito dell'artista, dove potete visionare altri suoi lavori.


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