7.4.14

Wuthering Heights (Cime Tempestose)

Andrea Arnold
Uk, 2011
129 minuti

Cosa ci fa la trasposizione di un classico come Wuthering Heights, il celebre romanzo di Emily Brontè, in uno spazio come questo? Di sua concezione nulla, se non fosse che lo stupendo adattamento (l'ultimo fino ad oggi, tra cinema e tv) realizzato dalla regista britannica Andrea Arnold, e presentato alla 68a Mostra del Cinema di Venezia, scardina con coraggio le barriere del convenzionale virando il racconto verso i più estatici territori della contemplazione, (ri)formandosi così, attraverso una messa in scena essenziale atta a privilegiare l'aspetto più sensoriale e naturalistico, per ridurre ai minimi termini quello puramente narrativo.
La prima mirabile scelta risiede nel prosciugare il racconto originale nonchè (in base all'unico confronto su cui posso fare affidamento), la prima e più famosa trasposizione cinematografica (quella del 1939 diretta da William Wyler) dai vari orpelli costrittivi che solitamente accompagnano i rifacimenti di questi classici, per concentrarsi esclusivamente sul tormentato e complesso rapporto tra Catherine e lo zingaro dalla carnagione scura Heathcliff (attenzione, quest'ultimo è  interpretato per la prima volta da un attore di colore, altra scelta ammirevole, ma discutibilmente criticata), scossi dal tumulto di sentimenti contrastanti (e non solo, visto la convulsività della camera a mano che li segue imperterriti) che a prescindere dagli eventi, ne lega comunque i destini. La regista infonde nuova linfa (e originalità) all'opera adottando tutta quella serie di accorgimenti su cui un certo cinema contemporaneo si fonda, riuscendo nel difficile, ma pregevole intento d'incanalare il "classico", nel moderno. Ne esce così un film che gioca tutto sui dettagli, sulla ridotta profondità di campo, sull'esasperato uso del teleobiettivo che (s)focalizza sui corpi, e sui volti dei protagonisti, stringendoli nella perenne morsa di un ormai atipico formato in 4:3 soffocante, e intento a soffocare, come nel cinema sensoriale di Philippe Grandrieux(1), qualsiasi elemento si trovi all'interno di questo perimetro, dove ogni concessione al sentimentalismo di stampo tradizionale viene escluso.
E' il vuoto che domina, in questa versione di Wuthering Heights; dalle sperdute cime (mai, così visivamente tempestose) dello Yorkshire che finiscono per divenire l'occhio imperturbabile che osserva i due giovani durante il loro quotidiano passeggiare, rincorrersi, cavalcare. E ancora una volta, dopo anni, ripetere gli stessi gesti; avvolgersi/avvolti, quasi eternamente nel silenzio di una natura totalizzante. Le parole non servono, perchè affondano come quel sofferto intreccio di sensazioni che non troverà compimento (se non, parzialmente, in un epilogo dal retrogusto ambiguo), restando invischiate nel fango come gli umori dei primi istinti passionali in quanto, è la Natura stessa ad esprimersi, ed esprimere, le emozioni più profonde attraverso le azioni più semplici dettate da puro istinto(2). Arnold preferisce così enfatizzare il suono incessante del vento che filtra tra le chiome dei capelli, il respiro del paesaggio, soffermarsi in macro sui dettagli di un fiore. Innalza quella Natura che si rivela indispensabile per il percorso evolutivo (specialmente quello di Heartcliff, tanto che al rito battesimale impostogli preferisce bagnarsi della pioggia che innonda il terreno), ad un ruolo predominante; un grembo, dove queste anime (im)mortali vengono messe a nudo, rivelando tutta la loro afflizione.

(1) Ci sono parecchie affinità stilistiche con Un Lac (2008), soprattutto nell'illuminazione degli esterni notte e, complessivamente, con il modo di operare del regista francese.

(2) Anche qui emergono delle analogie con quel cinema percettivo più conciliante allo stile di Grandrieux, perchè la sequenza dove Catherine lecca le ferite sulla schiena di Heathcliff, ricorda in maniera esemplare un segmento del greco Mesa sto Dasos. (vedi recensione)


18 commenti:

  1. Encomiabile la prospettiva da cui abbordi questa pellicola. Effettivamente, il lavoro dell'Arnold pare essere a tutti gli effetti un tentativo di inoculare o, meglio, di far emergere il cinema contemplativo in una storia che, nel cinema, è sinonimo di popcorn (per così dire). A riguardo, ricordo anche qualche vago riferimento al cinema di Sokurov, se non addirittura alle metafisiche di Tarkovskij.

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    1. Esatto, come scrivevo da te, l'aspetto che mi ha fatto apprezzare il film è proprio questa singolare rivestizione che credo, per un classico di tale importanza commerciale, sia ancora tutta da sfruttare. A mio avviso il tentativo è più che riuscito, tanto che la seconda visione ha cancellato anche gli ultimi dubbi. A dire il vero Sokurov penso di non averlo colto, ma Tarkovskij c'è, eccome, specialmente in tutta la parte finale che raggiunge l'apice con il disperato vagare di Heathcliff per le colline, annebbiato dalle allucinazioni uditive (ma anche visive) della voce di Cathie... E poi piove di brutto!

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    2. Dovrei rivederlo per dirti le parti che mi hanno fatto ricordare Sokurov, e probabile è che ora come ora mi confonda. "Fish tank", l'hai visto?

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    3. "Fish Tank"... Ora mi sono ricordato di averlo segnato da Mubi, non l'ho ancora visto, tu?
      Ma è con Fassbender?

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    4. Il nome non mi è nuovo, ma non lo ricordo per niente, quindi anche se l'avessi visto sarebbe ininfluente. Slow gli affibbiato qualcosa come 4 stelle, comunque. Tanta roba... Ho visto, però, "Wasp", che però non mi è piaciuto - nonostante ci sia da considerare l'alta media che vanta, quindi probabile l'abbia considerato male io. Sia come sia, a proposito di "disperato vagare", hai visto "In the city of Sylvia"? Non c'entra niente, ma pure a quello Slow gli ha dato un votone, mentre a me ha detto davvero poco... un film contemplativo che non è contemplativo, roba strana.

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    5. Ho appena guardato "Wasp". Personalmente concordo con te; se escludiamo uno stile tecnico a questo punto caratteristico (claustrofobico in quel continuo utilizzo del tele, camera ebrefenica, etc), che rispecchia parecchio il film qui recensito, la storia è alquanto discutibile. Ovviamente, con almeno i sub in italiano la valutazione potrebbe anche cambiare. "In the city of Sylvia" non l'ho mai sentito, però quel "contemplativo che non è contemplativo" mi intriga.

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    6. Sì, ecco, non farti intrigare troppo però: "In the city of Sylvia" è un film che vuole essere contemplativo ma che di fatto non lo è: c'è troppa storia o... boh, non so - non mi ha preso, c'è qualcosa che non mi quadrava. Se domani mi ricordo te lo passo.

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    7. Aspetta un attimo, il film combinazione è spagnolo? "En la ciudad de Sylvia?
      Perchè tempo addietro avevo recuperato questo: https://mubi.com/films/unas-fotos-en-la-ciudad-de-sylvia
      sempre dello stesso regista, e non mi era piaciuto perchè non è un vero e proprio film, ma un lavoro cinefotografico, alla Marker di "La Jetèe" per intenderci. Solo che a livello artistico (e anche contenutistico) siamo su due galassie totalmente differenti, non c'è paragone ovviamente...

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    8. Oddio, che cosa curiosa. No, il film a cui mi riferisco è questo: https://mubi.com/films/in-the-city-of-sylvia. Stesso anno, stesso regista. Ma è a colori e non è fotografico... Oddio, la cosa si fa interessante e intrigante, però... :O

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  2. Ho visto , direi proprio , tutte le versioni di questo film( nostalgico per me di ricordi universitari...) ...ma questo mi manca proprio ...
    Lo vedrò di certo..adoro questo tipo di cinematografia letteraria!
    Grazie Frank..un abbraccio serale!

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    1. Io invece ho visto solamente la prima trasposizione, quella del '39 ma mi sono comunque informato sulle altre. Da come ho letto, però, credo che questa sia quella che per stile si discosta maggiormente. E' parecchio originale, sarei curioso di conoscere la tua opinione, visto che ti sei già cimentata con le altre. Un abbraccio anche a te, grazie :)

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    2. Lo farò mio caro Frank, mi interessa particolarmente..
      Un bacio della sera!

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  3. ho visto tutto il resto di Andrea Arnold, lo cerco:)

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    1. Pensa che invece della Arnold ho visto solo questo :D
      Però, dopo un film così, mi sono già attivato per procurarmi altro della sua filmografia, è doversoso. Ho sentito che parlano bene di "Fish Tank"...

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    2. è tutto sorprendentemente cinema buonissimo
      ti direi di partire con Wasp:
      https://www.youtube.com/watch?v=aM9qfB-0i7Q (24 minuti eccezionali)

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    3. Già dall'inizio attira! Salvato tra i segnalibri, grazie Francesco :)

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  4. Molto interessante, sembra un film originale nonostante la storia trita e ritrita. E raccontata in tutte le salse. La Arnold è una regista interessante; di lei ho apprezzato soprattutto "Red road", un po' meno il successivo "Fish tank". Lo cercherò anch'io, grazie!

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    1. Bravo bomubus, ora al mio appello manca proprio "Red Road". Concordo su "Fish Tank", che mi ha lasciato alquanto perplesso e il cui giudizio, per il momento è in sospeso. Questo invece merita proprio perchè la storia, giustamente abusata, viene qui esibita con vesti stilisticamente nuove.

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