27.10.13

Chantal Akerman in the seventies #2 | News from Home

Chantal Akerman
Francia, Usa, 1976
84 minuti

Notizie da casa, è l'ultimo docu-film di Chantal Akerman tra quelli realizzati durante la sua permanenza a New York e di certo, il più autobiografico del periodo, in quanto gli scatti della metropoli, composti nell'estate del 1976 sempre con il sostegno di Babette Mangolte, fanno da sfondo alla voce fuori campo della regista, mentre legge le lettere che la madre le inviò dal Belgio, tra il '71 e il '73. Scritti, da cui emergono molte cose sulla vita famigliare di Akerman (la crisi economica, la malattia del padre, compleanni, vicissitudini di parentado) e che svelano inoltre, un crescente, quasi ossessivo, stato d'apprensione da parte della madre. Non è da escludere dunque, che questo impaziente desiderio di riabbracciare la figlia il prima possibile, possa aver contribuito a un probabile ritorno anticipato di Akerman in Belgio.
Presupposizioni, ma che acquistano concretezza se consideriamo fondamentalmente News from Home, come un'opera di perfette congiunzioni; per il suo collocarsi, sia come ponte di esodo per il conclusivo viaggio formale/personale della regista, sia come binario di collegamento ideale per i lavori successivi (dal documentario al cinema di finzione) nonchè, metafora del viaggio in termini stretti; dalla "Grande Mela" al ritorno in terra natia (il Belgio); dall'albergo sulla 94a Strada (Hotel Monterey) alla stazione di Bruxelles (Les Rendez-vous d'Anna). "Quell'emergere dalla notte al giorno, dal basso verso l'alto" che sorgeva dalle fondamenta di Hotel Monterey, acquista ulteriore efficacia, ampliandosi ed espandendosi oltre i confini periferici; la metropoli si risveglia, i suoi abitanti si apprestano ad invaderne progressivamente le strade, gli spazi, ma la cinepresa di Akerman non entra mai nelle abitazioni, nei locali affollati, si limita a seguire il flusso urbano dall'esterno, con impeccabile discrezione. Tutto il film, finisce per risolversi nell'esterno; ecco quindi che il pianterreno dell'Upper West Side Hotel si divulga nei sotterranei della metropolitana; gli ascensori, nei suoi vagoni e senza nemmeno accorgersi, ci si trova improvvisamente sospesi su quel binario che, svincolandosi tra gli ultimi edifici di periferia, ci conduce verso l'oceano. E trasale una certa commozione, nell'osservare per quell'ultima decina di minuti, una Manhattan avvolta nella foschia e circondata dai gabbiani che si allontana gradualmente al nostro sguardo, scomparendo poi,  all'orizzonte. Un saluto toccante, che Chantal Akerman porge a quella terra che le ha offerto l'opportunità di crescere e formarsi artisticamente. Ora, è giunto il tempo di far ritorno a casa, prossima fermata: Belgio; stazione di Bruxelles.

4 commenti:

  1. Ne ho un ricordo un po' sbiadito ma piacevole..credo sia stato uno dei primi film "sperimentali" che ho visto e ho avuto modo di apprezzare la Akerman anche per "Je, tu, il, elle" che, specie nella prima parte mi viene da associarlo a "Un homme qui dort" (se non l'avete visto ve lo consiglio, sia a te che a yorick). "Jeanne Dielman" invece è parcheggiato lì da almeno 3 anni..forse la durata non mi ha mai dato il giusto stimolo ma con sti due post me l'hai fatta tornare in mente e mi sa che recupererò presto, soprattutto "Hotel Monterey".
    Oh comunque tra i blog cinefili dello scarpone italico non si legge spesso (mai) di gente come Snow, Mekas, Brakhage...quindi complimenti a prescindere ;)

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    1. Di "Je tu il elle" avevo già scritto, è stato un dei primi post appena aperto il blog e rimane senza dubbio il mio preferito della Akerman assieme a "Jeanne Dielman". Quindi se mi citi questo "Un homme qui dort" come possibile accostamento, non posso che cogliere al volo la segnalazione e cercare di procurarmelo, grazie! Al tempo stesso, visto che apprezzi i lavori della regista (che come Snow e compagni, hai pienamente ragione, purtroppo nel nostro paese non trovano lo spazio che si meritano), se posso consigliarti, "Jeanne Dielman" mettilo in moto e fallo uscire dal parcheggio, merita assai e nonostante la durata, in realtà il film vola che è un piacere, credimi ;)

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  2. Devo assolutamente recuperare questi film della Akerman appena torno a casa, ho lì pronto "Je tu il elle", ma a quanto pare è la classica regista di cui bisogna vedere il più possibile, se non tutto. Ripasso appena ho modo di vederli, intanto grazie ancora per questi approfondimenti, visione: saranno utili travel guide nella cinematografia della Akerman.

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    1. Del primo periodo, merita indubbiamente vedere tutto, dagli anni '80 in su il discorso cambia, almeno per quel poco che ho visto. Però sono incuriosito dal suo ultimo lavoro "La folie almayer", di cui "gli spietati", parlano molto, molto bene... E' in recupero.

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