16.6.13

Tracce #5 | Carne e ruggine: breve sguardo sul cinema di Nieuwenhuijs e Seyferth

Cinema di carne e ruggine quello proposto dalla coppia di artisti olandesi Victor Nieuwenhuijs (lui) e Maartje Seyferth (lei). Entrambi originari di Amsterdam e provenienti dalle scuole d'arte (pittura, fotografia, teatro), nel 1986 le loro strade si incrociano e nasce una collaborazione a livello cinematografico. Fondano così la indipendente Moskito Film con lo scopo di produrre la loro personale filmografia, alquanto estranea anche ai canoni di un certo cinema d'essai destinato ai più temerari. Dalla visione di due pellicole disorientanti quali Crepuscule e Vlees e da una visitina presso il sito ufficiale, si possono già evidenziare le coordinate base che potrebbero comporre l'intera produzione del duo olandese; uno stile non proprio di grana fina se vogliamo, dove sesso dozzinale, alterazioni della realtà e incursioni nell'onirico la fanno da padrone.


Vlees (Meat)
Olanda, 2010
85 minuti


La carne e la farfalla
L'impressione primaria in Vlees è quella di un eccessiva vistosità nella messa in scena, una sovrabbondanza di idee, molte anche geniali a livello visivo, ma che complessivamente risultano piuttosto scombinate. Il tentativo è probabilmente quello di realizzare un cinema arthouse, facendo però uso di un'eccessiva commistione di generi e tendenze: dalle atmosfere noir che permeano il ben più riuscito Crepuscule, alle impronte di stampo surrealista di origine arrabaliana che esplodono nel finale di Vlees, con l'entrata in scena di un campionario di bestiame che si aggira vivo e vegeto tra i banchi di una macelleria. In entrambi i casi comunque, il peso maggiore resta quello di un impianto thriller e che in Vlees, è senz'altro il punto dolente visto la trama, all'apparenza priva di una valida coerenza narrativa; le indagini di un ispettore di polizia sulla misteriosa morte di un macellaio (interpretati, giusto per complicare le cose, dallo stesso attore) e l'interesse della giovane Roxy (oggetto del desiderio della vittima) per qualsiasi tipo di videoripresa. Se fino alla morte dell'uomo si poteva seguire un filo discretamente comprensibile, dal momento in cui la ragazza viene interrogata, la matassa si aggroviglia decisamente e riuscire a distinguere tra sogno e reale diventa impresa alquanto ardua; l'ispettore finirà per immedesimarsi con la vittima a tal punto da assumerne le sembianze e ricostruire dettagliatamente la scena dell'omicidio...
La materia c'è, i messaggi sicuramente, ma per leggerne qualche contenuto rilevante bisognerebbe andare a sviscerare veramente a fondo tra i quantitativi di carne in esposizione e quindi, alla fine, ciò che resta di un primo avvicinamento a Vlees, sono le già citate visioni oniriche e due segmenti degni di una certa curiosità: primo, il flashback di uno stupro con relativo prosieguo (il risveglio di Roxy nella campagna assolata), sequenza di efficace impatto emozionale, ma esteriormente poco fruibile ai fini della storia se non per un esile tratteggio sulla personalità della ragazza, che però, anche in questo caso, con un'analisi più approfondita (la scena della farfalla sul fiore con cui si apre il film) potrebbe forse, riservare delle sorprese. E come ultimo tassello, rimane l'interessante sequenza del suicidio della moglie dell'ispettore, senza dubbio il personaggio più impenetrabile di tutta l'ingarbugliata vicenda.


Crepuscule
Olanda, 2009
70 minuti


L'altra carne, la ruggine e l'organo
A questo punto conviene retrocedere andando a sondare nell'opera precedente, Crepuscule. Tutt'altra storia, decisamente più stimolante ed agevole sul piano narrativo, impressa in un magistrale bianco e nero che fa da cornice al declino psicologico della protagonista, Nellie Benner (stessa attrice che interpreta Roxy in Vlees), la quale si trasferisce in città per lavorare presso un autolavaggio, finchè l'incontro casuale con un malintenzionato alimenterà in lei nuove inquietudini...
Cinema che slitta nelle spirali della follia, con lontani richiami a Bergman e al polanskiano Repulsion, avvolto da reminescenze noir, ma al tempo stesso, ottimamente intassellato in quello stile contemporaneo improntato al minimalismo. La giovane si ritrova improvvisamente catapultata in un mondo distante, immersa nel crepuscolo della solitudine che progressivamente muta in paure ed ossessioni. La notte e le sue ombre diventano gli spettri della sua mente (il gioco dei fiammiferi come in L'Anno Scorso a Marienbad), le imponenti strutture ferriginose della periferia (il ponte, la ferrovia, la lunga carrellata che segue i fatiscenti vagoni di un treno merci) popolano le sue giornate alla riscoperta di quella propria identità che è costretta a mascherare durante le ore notturne. Ed è proprio in questo continuo rivestimento e sdoppiamento di ruoli (non solo filmico visto anche l'utilizzo degli stessi attori), che si può riscontrare l'assonanza principale con Vlees, un ambiguo intreccio tra vittima e carnefice, quasi una rappresentazione teatrale perennemente avvolta nelle atmosfere del fantastico. Con la differenza che in Crepuscule, non abbiamo più carne da macello in esposizione, ma carne viva e pulsante a contatto con un universo metropolitano, un corpo voluttuoso svelato nella sua nudità e confinato tra le quattro mura di una stanza logore. Il desiderio di evasione si attua in un'improvvisata coreografia danzante e trova il suo culmine espressivo attraverso una melodia dodecafonica sprigionata da un organo al suo contatto, istante di elevazione che trascende la realtà percettibile, dove l'assenza dialogica e l'accurata ricerca nei dettagli ne fanno il segmento migliore di tutto il film, assieme alla già citata sequenza della ferrovia naturalmente. Il finale resta aperto, con il magnifico piano sequenza della protagonista sul ponte, inizialmente intenzionata al suicidio, ma che poi scivola lentamente fuori campo, lasciando spazio alle luci della città che rischiarano la notte...
Concludendo, visto l'interessante risultato raggiunto con questo Crepuscule, in futuro varrà sicuramente la pena di gettare uno sguardo anche ai lavori antecedenti, magari partendo dall'origine, Venus in Furs (1995).

11 commenti:

  1. Fenomenale il sito di Victor Nieuwenhuijs: the nude / the breast. :D

    A ogni modo, ancora una volta mi hai incuriosito, sicché la mia lista di visionandi va ad infittirsi. Il secondo più del primo, forse (saranno i richiami al maestro Bergman?). Tra l'altro, grazie per il link della moskito film: questo "Venus in furs", da buon fan dei Velvet Underground, non può che seguire a ruota "Vlees" e "Crepuscole".

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  2. Bergman a parte, il secondo effettivamente è il migliore, la fotografia poi è stupenda. Vlees meriterebbe invece un approfondimento su quei passaggi che ho citato e non mi dispiacerebbe, che magari ne riuscissi a tirar fuori te qualcosa di interessante ;)

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  3. Sembrano interessanti entrambi. Mi ispira molto Vlees (l'idea di far girare vivi i capi di bestiame nella macelleria è geniale!). Peccato che, come dici, la trama sia volutamente ingarbugliata e, alla fine, impenetrabile e incomprensibile. Ma, in questo periodo, sto vedendo solo film incomprensibili (The Roe's room, ad esempio) e ci sto facendo "l'abitudine".

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    1. Si, la sequenza del bestiame meriterebbe da sola la visione, ricorda molto quelle cosette che facevano Arrabal e Jodorowsky negli anni '70!
      Comunque "The Roe's Room" è meraviglioso, più che un film è proprio un'opera teatrale, autobiografica per giunta. Adoro Lech Majewski, surrealismo puro, ho visto quasi tutta la sua filmografia, eccetto l'ultimo "I Colori della Passione". I suoi capolavori secondo me restano "Glass Lips" e "Il Giardino delle Delizie" di cui dovrò rispolverarne un vecchio scritto. Grande Bombus!

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    2. Io, purtroppo, ho visto soltanto Angelus (surreale, molto piacevole). A breve vedrò "I colori della passione". Un regista davvero notevole, grazie per i consigli, vedrò di trovarli :)

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  4. Visto "Venus in furs". Bello, anche se troppo freudiano per i miei gusti. Continuo a dire che "Crepuscole" faccia più al caso mio, ma oggi, gironzolando per internet, avevo trovato questo e mi son detto che tanto valeva iniziare da qualche parte.

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    1. Ho già letto il tuo post e come scritto devo ancora recuperarlo. Direi comunque che ci siamo completati a vicenda con questi film del duo olandese. Trovato su YT?

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    2. Nope, l'ho trovato qui mentre cercavo "Arena" (anche questo visto oggi, un cortometraggio coi controtutti. Se non l'hai visto, vedilo - merita assai. Dell'altro corto del regista, "Rafa", ne parlò anche oltreilfondo): http://antipipoca.wordpress.com. Ci sono anche "Tabù", il documentario su quel genio di Saramago e il lungometraggio di Salaviza. Insomma, poca roba ma buona. Da tenere d'occhio.

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    3. Miseriaccia che sito. Salvato all'istante tra i preferiti, grazie Yorick!

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  5. Visto anche Crepuscole. Ma che film è? Straordinario, di una potenza espressiva sconcertante e terribilmente triste. Interessantissimo il lavoro che i due fanno sul corpo, questa volta in maniera ancor più radicale di quanto avevano già tentato in "Venus in furs"... eppoi quest'altalena tra corpo e oggetto, città e natura, rumori industriali e organo funereo O___O Magari ne scrivo due o tre righe anch'io perché come lavorano sul corpo e sul concetto di alienazione m'intrippa troppo, anche se c'è da dire che con la tua recensione hai colto appieno l'intero film e la mia non sarebbe che una chiosa o qualcosa di simile. Gran bella scoperta (e segnalazione), visione!

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    1. No no, devi scriverne invece, mi hai già elettrizzato con queste due righe che non vedo l'ora di leggere la tua disamina completa ;) Sono contento che tu l'abbia apprezzato, anche questa volta i nostri gusti coincidono, mi fa piacere!

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